br> Pirandello, Donghi, Ziveri, Mafai, Carrà , Morandi, Campigli, i pittori dell’arte figurativa italiana della metà del ‘900: questi erano gli autori presenti nella sua collezione quando, negli anni ’60, erede di un patrimonio preziosissimo, prosegue l’ampiamento della raccolta, aprendosi ad artisti dell’avanguardia, come Kounellis, Pascali, Schifano, Fontana e Manzoni con opere spesso sensazionali, uniche.
Testimone del cambiamento dei tempi e del sistema dell’arte – dominato sempre più da grandi galleristi e dal dio denaro, come ha dichiarato più volte – non ha mai perso nel tempo quella purezza di sguardo e quella totale libertà di spirito, che si riverbera ancora oggi nella sua collezione, tutta ospitata a casa in Via dei Monti Parioli a Roma, che nell’ultimo decennio si è arricchita di tante opere di artisti più giovani: da Vik Muniz a Sislej Xhafa, da Cristiano Pintaldi a Nicholas Hlobo, da Bruno Ceccobelli a Stefano Arienti, da Nunzio a Enzo Cucchi.
Il suo salotto è stato per lunghi anni un luogo di riferimento per la comunità artistica romana e non solo.
Capace di una trasversalità unica. Pieno in egual misura di potenti e di artisti scapestrati, di giovani e di vecchie glorie. Una ecumenicità che Bianca ricercava con cura e attenzione, maniacalmente desiderosa di apparire – come era – aggiornata e in linea con le ultime novità , i personaggi più curiosi e interessanti.
Con la sua scomparsa finisce indubbiamente un’epoca e un modo specifico e peculiare di far stare insieme gli attori che compongono la grande recita del sistema dell’arte: collezionisti, galleristi, mercanti, politici, intellettuali, artisti. Lei ci riusciva, oltretutto in maniera naturale. E il tutto, seppur in forma diversa, si replicava a Spoleto buon ritiro estivo.
Sempre con al fianco l’inseparabile amica Carla.