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COLOMBARI DI VIGNA CODINI
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DESCRIZIONE GENERALE
I tre colombari di Vigna Codini, tra il Parco degli Scipioni e le Mura Aureliane a ridosso di Porta Latina, in una zona in origine a carattere sepolcrale, oggi circondata da ville private con piscina, sono esempi eccellenti di questo tipo di costruzione, che trova diffusione quasi esclusiva a Roma tra l´età augustea e quella giulio-claudia.
I tre ambienti ipogei furono scavati alla metà circa dell´800 dal marchese campana e da Pietro Codini, che lasciò il suo nome ai monumenti.
Il colombario è un sepolcro collettivo nato per iniziativa privata e generalmente gestito da un collegio che si occupa dell´assegnazione e della compravendita dei posti. La maggior parte dei destinatari erano servi e liberti della casa imperiale o di importanti famiglie senatorie, che si potevano permettere le spese, piuttosto alte, di una tale sepoltura e che tenevano in gran conto il fatto di essere sepolti in quel determinato luogo, insieme ad altri esponenti della stessa familia servile. I colombari sono quindi strutture ipogee caratterizzate da alte pareti completamente invase da file regolari di piccole nicchie con all´interno le olle cinerarie e all´esterno una tabella dipinta o marmorea indicante il nome del defunto.
Il Primo Colombario consiste un una profonda camera quadrangolare, con un pilastro centrale che sostiene la copertura a volta. Tutte le pareti, persino quelle del pilastro, sono occupate dalle nicchie arcuate, per un totale di 500 loculi, molti dei quali conservano ancora la tabella con sopra dipinto o graffito il nome del defunto. Pitture di soggetto dionisiaco decorano le pareti del pilastro.
Il Secondo Colombario ha pianta quadrangolare, e ospitava fino a 300 loculi. L´ipogeo era decorato con pittura e stucchi policromi, resti dei quali, con tralci vegetali, maschere e corni potori, sono ancora visibili sulle pareti. In particolare, uno dei loculi è incorniciato da una piccola edicola realizzata in stucco policromo piuttosto raffinato. Sul pavimento è l´iscrizione in mosaico di dedica da parte di due membri del collegio funerario.
Il Terzo Colombario è il meno noto, ma anche il più ricco, probabilmente rivestito da lastre marmoree e pitture e dotato di mensole in travertino che sostenevano il soppalco di accesso alle nicchie superiori. La pianta ha forma di U ed il sepolcro era dotato anche di un ustrino, luogo ove avveniva la cremazione dei cadaveri. Si nota che i loculi sono più grandi del comune e generalmente di forma rettangolare, anziché semicircolare, e più numerosi sono le edicole e gli arcosolii, nonché le lastre marmoree indicanti il defunto. Un monito avverte il visitatore: «Ne tangito, o mortalis, revere Mane deos» (non toccare, o mortale, rispetta gli dei Mani!).